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La Torre di Sigismondo (1993)
Entrare nella stanza-torre firmata dall’artista-cineasta Raúl Ruiz è come immergersi in un’altra dimensione spazio-temporale.
La torre nasce come set cinematografico per il film dello stesso regista “Turris Eburnea”, ispirato alla pazzia di Astolfo, personaggio della Chanson de Roland. Dopo aver percorso il lungo e oscuro corridoio, si giunge, attraverso una piccola porta che costringe il fruitore a chinarsi per entrarvi, alla torre dalle pareti nere e nude, luogo della prigionia di Astolfo e del suo delirio. Il fulcro della stanza è costituito da un grande letto rotondo girevole di tre metri di diametro, che occupa quasi tutto lo spazio della torre. Ma ecco l’artificio che diventa arte e bellezza: in contrasto con l’idea di uno spazio di reclusione, il soffitto si apre completamente, attraverso due manopole che richiamano gli ingranaggi della botola di un’antica fortezza, donando all’ospite attore/spettatore la possibilità di rinascere, di vivere il passaggio salvifico dalle tenebre alla luce, e metaforicamente il letto bianco diviene quella luna che, con il soffitto aperto, illuminerà il cielo stellato.
Una notte di luna piena, baciati da un tetto di stelle, avvolti dal sogno dell’arte.
VIDEO DISPONIBILE A BREVE |
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