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Hidetoshi Nagasawa
L’esperienza personale di Hidetoshi Nagasawa si lega indissolubilmente alla sua ricerca artistica, la sua incredibile storia unisce arte e vita vissuta in maniera unica e straordinaria. Nasce nel 1940 a Tonei, in Manciuria, dove il padre lavora in qualità di medico militare al seguito delle truppe imperiali. Quando, alla fine del conflitto mondiale, l’Unione Sovietica attacca la Manciuria e tutti i civili giapponesi residenti nella zona sono costretti alla fuga, la famiglia Nagasawa intraprende un viaggio molto pericoloso che segnerà il destino dell’artista e ispirerà buona parte della sua produzione, attraverso il tema della barca e del viaggio. In Giappone, Nagasawa si stabilisce non lontano da Tokyo, a Kawagoe. Frequenta il corso di “Architettura e Design “ della Tama Daigaku di Tokyo, dove si laurea nel 1963. Già negli anni Cinquanta, grazie a un insegnante d’arte, conosce le varie tendenze d’avanguardia, viene in contatto col gruppo Gutaj e visita regolarmente le Esposizioni indipendenti Yamiuri. Intraprende la carriera d’architetto, anche se vorrebbe dedicarsi esclusivamente all’attività artistica. All’età di ventisei anni realizza il suo sogno: sposato da appena sei mesi, parte dal Giappone con solo cinquecento dollari in tasca. E’ un viaggio in bicicletta che dura un anno e mezzo, attraverso molti paesi del continente asiatico. Giunto in Turchia, è pronto a tornare indietro, ma la musica di Mozart ascoltata alla radio lo spinge a proseguire. Dalla Grecia si imbarca per Brindisi, poi Napoli, Roma, Firenze, Genova e Milano, dove giunge nell’agosto del 1967. Il furto della bicicletta viene interpretato come un segno del destino e Nagasawa decide di stabilirsi nel capoluogo lombardo. Vive nella Sesto S. Giovanni operaia, dove i fermenti politici che preparano il ’68 si intrecciano con l’attività creativa di giovani artisti come Castellani, Fabio, Nigro e Trotta , con i quali Nagasawa stringe un sodalizio intellettuale e artistico, destinato a restare saldo nel tempo. Nel 1969 inaugura la sua prima mostra alla Galleria Sincron di Brescia. La produzione di questo periodo è legata al concettualismo: giochi verbali incisi su lastre metalliche, “azioni” nella campagna lombarda e video. Dal 1972 si dedica alla scultura, realizzando opere impegnative con l’uso di materiali quali l’oro, il marmo e il bronzo. Il linguaggio plastico dell’artista acquista una sua precisa fisionomia, un’originalità che trae forza dalla fusione di elementi mitici e religiosi, provenienti dalla sua cultura d’origine, l’Oriente, e da quella d’adozione, l’Occidente. Negli anni Ottanta avviene un ampliamento di scala, che lo porta a creare ambienti, al confine tra scultura e architettura. L’idea della sospensione diventa il nucleo centrale delle sue ricerche con la concezione di opere “antigravitazionali”. A partire dagli anni Novanta, il giardino, l’elemento naturale, diventa preponderante: i temi del recinto e del passaggio sono al centro della sua poetica per la creazione di “luoghi”. Espone in tutto il mondo in importanti appuntamenti nazionali e internazionali. Ha partecipato a numerose edizioni della Biennale di Venezia (1972, 1976, 1982, 1988, etc.) e nel 1992 alla 9° edizione di Documenta. Le sue opere sono presenti in molte collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. Numerose anche le sue installazioni permanenti all’aperto. Oggi Nagasawa risiede a Milano dove insegna scultura alla Nuova Accademia di Belle Arti.
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