Una curva gettata alle spalle del tempo

Paolo Schiavocampo - 1988

Lungo la strada che conduce a Castel di Lucio si incontra una scultura che collega, pur dividendole, due strade come spartitraffico.

L’opera consiste in un monolite di cemento armato e ferro, collocato ai margini di una curva, che si avvolge su se stesso imitando il movimento di una vela metallica battuta dal vento. Ferro e cemento disegnano quest’opera che vive grazie al vento che silenzioso sale dal mare. La sua linea riproduce in verticale la curva della strada.

L’opera, posta in uno spazio di campagna che traccia una curva a gomito, divide la via antica dalla nuova, non isolandosi ma inserendosi nel percorso, come un punto focale. Un punto, quindi, di mistero, che unisce il passato al futuro e recupera ciò che è stato: i luoghi, la quiete, le cose, le tradizioni, proiettandoli, indirizzandoli, dopo una pausa, al futuro.

Schiavocampo intendeva realizzare una scultura che fosse al di fuori dell’eterno scorrere del tempo, voleva estrarre questo eterno movimento da una direzione ben precisa: avanti o indietro. Una volta entrati nella curva lo scorrere del tempo si deforma e non permette di capire la direzione o la meta, tutto diventa astrazione.

Il luogo brullo permette questo stato, perché la storia non ha avuto modo di passare visibilmente, così l’osservatore si trova in una condizione di totale irrealtà.

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